venerdì 18 ottobre 2024

LETTERA ALL' ATTORE ELIO GERMANO DA UNA PROF.

 

L'attore Elio Germano

Pubblichiamo di seguito la lettera di risposta alle affermazioni dell’attore Elio Germano da parte di una professoressa, perché questo blog crede nella libertà di parola e di opinione.

Caro Signor Elio Germano,
sono una professoressa di lingue, precaria, nonché sua ammiratrice, e le scrivo dopo aver ascoltato la sua intervista del 16 ottobre in occasione della Festa del Cinema di Roma. Sono rimasta esterrefatta dalle sue parole, che qui riporto: «Come esseri umani abbiamo una concezione molto più individuale, in competizione l’uno con l’altro, e non collettiva. E questo si esprime nei nostri posti di lavoro, purtroppo. Anche i medici pensano più al profitto e alla propria carriera personale che a curare le persone. GLI INSEGNANTI LA STESSA COSA…».
Mi sento dunque spinta a risponderle, poiché identificare la classe docente come un gruppo di individui che mira al proprio profitto personale mi è apparso alquanto ingrato, scorretto e immotivato.

Non so se le è noto che gli insegnanti, specie quelli delle scuole superiori, dove lavoro attualmente, hanno in media 18 ore di lezione settimanali, spesso non consecutive, e dunque con parecchie ore ‘buche’ non retribuite. E, se va bene, le svolgono nel medesimo istituto; altrimenti sono costretti a recarsi in altri plessi, spostandosi in auto, autobus o bicicletta per diversi chilometri, correndo come pazzi e spendendo soldi propri in orari che, nella gran parte dei casi, non ci agevolano affatto.
In aggiunta a ciò, ci sono gli interminabili consigli di istituto e di classe, organizzati dalle 14:00 fino alle 19:00 in giorni diversi, con lunghe pause non retribuite. Senza contare la preparazione di lezioni interessanti per gli studenti e la correzione di centinaia di compiti, perché questo è il totale degli allievi che ci assegnano. Moltiplichi tale numero per almeno due verifiche scritte a quadrimestre, e vedrà che correggiamo almeno quattrocento compiti all’anno, senza contare i compiti per casa, necessari per svolgere un lavoro educativo decente e per consolidare la preparazione e sanare le lacune.

A quanto descritto si aggiungono i quotidiani vilipendi che ci ‘regalano’ i nostrii presidi, le offese e, purtroppo, a volte le aggressioni, ci si augura solo verbali, da parte di genitori e alunni, oltre all’infinità di comunicazioni giornaliere che siamo costretti a leggere. Mi dica, dunque, se un insegnante, specie se precario, sceglie questo mestiere per profitto?

Secondo lei, signor Elio Germano, un insegnante, con uno stipendio di 1.500 euro al mese, se va bene, sceglie questa professione per avanzare di carriera? E quale profitto vede in uno stipendio simile, considerato il lavoro che le ho appena descritto, svolto ogni anno in una scuola diversa, con classi sempre differenti, dove è difficile instaurare un piano educativo continuo e rapporti essenziali per gli allievi? Ci paragonerebbe davvero a medici o, ancora peggio, a politici?

Le assicuro, signor Elio Germano, che l’ambiente scolastico non è quello da lei magistralmente interpretato nel film Confidenze, dove l’unico problema del professore era scrivere la parola ‘AMORE’ alla lavagna e gestire un rapporto ambiguo con una studentessa. Nella vita reale ci sono i PCTO da organizzare, le uscite didattiche, i PDP, i PEI, i DSA, i BES, e chi più ne ha più ne metta, con ore e ore di burocrazia che, secondo lei, ci vengono retribuite? Tanto da scegliere questa professione per ‘far profitto ’, come ha affermato?

Non conosco la fonte delle sue informazioni, forse proviene da sua moglie, che ho letto essere un’insegnante di sostegno, notizia di cui non sono certa, poiché lei tiene molto alla sua privacy. Non mi è noto quanto sua moglie guadagni o come lavori, però la maggior parte del corpo docente rispecchia la mia descrizione, e ritengo sinceramente inappropriate le sue affermazioni. Dopotutto, anche i suoi film vengono talvolta finanziati con fondi pubblici da ‘mamma Rai’, e nessuno le viene a fare i conti in tasca, accusandola di pensare al profitto anziché alla buona riuscita del film. Si ammira e apprezza il suo lavoro o lo si critica, ma senza accusarla di essere avido o di pensare solo alla carriera.

Spero che, con questa mia lettera, le sia chiaro il faticoso lavoro dell’insegnante, cui la società affida anche il gravoso compito di affrontare qualunque problema riguardi i giovani: bullismo, bande criminali, droga, sessualità, questioni di genere, queer, lesbiche, omosessuali.
Mi auguro che la prossima volta non parli con superficialità, ma possa affrontare, anche grazie a queste nuove informazioni, la complicata questione dell’insegnamento con cognizione di causa, come lei, signor Germano, da vero professionista, fa sempre quando si prepara ai suoi ruoli.

Cordialmente,
Luisa

 

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