giovedì 24 aprile 2025

Tra palco e schermo: l’arte dell’attore Pasquale Esposito come scoperta di sé e narratore di storie

Benvenuti a questa intervista con un artista versatile e appassionato del suo mestiere. Oggi abbiamo il piacere di dialogare con un attore, scrittore e regista italiano, una figura che ha saputo declinare il suo talento attraverso diverse forme espressive, portando sul palco e sullo schermo storie ricche di significato e profondità. La sua esperienza variegata e il suo approccio intenso al lavoro ci offriranno preziosi spunti di riflessione sul mondo dello spettacolo e sulla creatività come ricerca dell’essenza umana. Iniziamo subito, quindi, questa chiacchierata che promette di essere ricca di insight e passioni condivise. Attore, scrittore e regista italiano: in quale di queste tre definizioni ti ritrovi maggiormente? Senza nessun dubbio posso dire che mi ritrovo in quella di attore, anche se, per quanto mi riguarda, il mio essere attore è continuamente messo in discussione dal fatto che amo scrivere sceneggiature, filmare ed editare film. Questo, credimi, ribalta completamente tutto quello che so e che credo di sapere riguardo al mio essere attore. È un po’ come essere sempre senza un posto dove potersi fermare e poter dire: sono arrivato. Solo per condividere con te, l’editing è ciò che informa e rivoluziona, più di ogni altra cosa, il mio essere attore. Alla fine, sai, stiamo comunque parlando di raccontare storie. C’è, logicamente, una differenza tra raccontare storie dal vivo, che è l’evento del teatro, dal quale vengo e che amo, e l’evento del raccontare storie, per immagini e suoni, che è quello del filmmaking, completamente diverso (media diverso) e che amo molto. Eppure, in ultimo, si tratta sempre di raccontare storie: una miriade di storie diverse — storie vere, storie fantastiche, storie di paura, di sopravvivenza, di etica e religiosità, ecc. La mente umana è tarata e funziona per narrazione, per storie. Io sono due anni che sto scrivendo una sceneggiatura per un film, ed è un processo lungo e di una creatività incredibile. L’attore è colui che dà vita a ciò che è scritto sulla carta, e mettersi anche nella posizione di scrivere ciò che dovrebbe essere portato in vita, credimi, è un processo di integrazione e di rivelazione dell’essere umano.
Questa nostra intervista si svolge mentre stai lavorando in un set cinematografico. Ti è possibile anticiparci qualcosa? Purtroppo, non posso anticipare nulla perché è strettamente vietato parlarne; abbiamo clausole molto rigide nel contratto. Posso solo dire che si tratta di una nuova serie televisiva inglese, che andrà su ITV, il canale inglese, nel Regno Unito, ed è una storia di indagini su alcuni crimini che avvengono su un’isola. Credo che verrà trasmessa anche in Italia, ma al momento non so ancora dove.
Una carriera costellata di successi e soddisfazioni: cosa puoi consigliare a un giovane attore italiano che vuole intraprendere questa strada? Io consiglierei, innanzitutto, di fare chiarezza — con molta onestà — se si entra in questo campo per la passione di raccontare storie, per voler essere uno specchio dei tempi, per servire da riflesso della nostra società, oppure se si desidera semplicemente diventare famosi. Questo senza alcun giudizio su chi ambisce alla notorietà, ma è fondamentale essere chiari e onesti con sé stessi. Se uno vuole essere famoso, ci sono delle strade da seguire e molti modi; mentre, se si ama il lavoro, il mestiere di attore, allora bisogna studiare, ricercare e approfondire. Quando dico studiare e ricercare, non intendo solo l’acting, anche se, se si riesce a trovare insegnanti onesti e bravi, tanto meglio. Ma, per me, è più importante essere interessati a studiare e ricercare la verità espressiva di sé stessi, a capire la natura del comportamento umano, l’espressione e la comunicazione. Bisogna essere incuriositi dal perché uno risponde in un modo rispetto ad un altro, dall’origine delle reazioni umane. In ultimo, direi di essere interessati a studiare la natura dell’essere umano, non in modo filosofico, ma in termini espressivi. Se uno ha un semplice interesse nel diventare attore, io suggerirei di cominciare a scrivere una storia o un monologo, e di provare a portarlo in scena, anche in un teatro piccolo con un pubblico. Oppure di scrivere una storia per lo schermo (che è un processo di scrittura diverso), di filmarla e di affrontare poi il processo di editing delle immagini e dei suoni. Credimi, l’editing aprirà un mondo per quanto riguarda il rapporto tra espressione e comunicazione. Dopo aver completato il cortometraggio, si può inviarlo a vari festival e attendere le risposte.
Tu lavori sia in teatro che nel cinema. In quale dei due ti ritrovi di più e perché? Come accennavo prima, ho iniziato con il teatro e, appena posso, ci ritorno. Ad esempio, ho appena iniziato a preparare un progetto che vorrei realizzare sia a Londra che a Napoli. È la storia di un personaggio reale, Renato Caccioppoli, matematico e pianista favoloso. Su di lui è stato fatto un film, anni fa. La sua storia ha risuonato così profondamente nel mio cuore che ancora mi scuote dentro.
Quale ruolo hai amato interpretare di più e quale invece hai odiato? Penso sia chiaro: ogni personaggio, come ogni storia, è scritto su carta, e poi è l’attore che, in collaborazione con regia, luci, costumi, trucco, musica, ecc., dà vita, rende vivo quel personaggio, quella storia. Ho dato vita a molte personalità e caratteri, e tutti, in ultima analisi, vengono da me. Sono emersi da me: personaggi più saggi e onorevoli, e altri feroci, senza etica o morale. Ma tutti sono usciti da me. La scrittura dei personaggi è stata come uno spartito per un musicista. Dico tutto questo per rispondere onestamente alla tua domanda: oggi, che non sono più un giovane attore, posso dire di amare tutti i personaggi che ho interpretato, senza distinzione. E sai una cosa? Mentre lo dico… tutto questo mi sorprende, e ha anche una valenza terapeutica, nel senso che provo un profondo senso di accettazione per ogni parte di me, senza giudizi. Ho una parte aggressiva e rabbiosa, una parte amorevole, una spirituale, e anche quella vulnerabile, quella della paura e della violenza. Sono tutte melodie diverse della stessa sorgente: me stesso.

martedì 25 febbraio 2025

"Il sogno di una cosa": Un Capolavoro Teatrale al Teatro Duse di Bologna

Il 25 febbraio scorso, il Teatro Duse di Bologna ha ospitato un evento di grande richiamo: l’opera "Il Sogno di una cosa", ispirata all’omonimo romanzo di Pier Paolo Pasolini. L’interpretazione di Elio Germano ha incantato il pubblico, con la sua voce calda e profonda capace di trasmettere emozioni intense, immergendo gli spettatori in una narrazione autentica e toccante. Questo progetto, che vede la collaborazione tra Germano e il compositore Teho Teardo, rappresenta un’affascinante fusione di lettura recitata e sonorità evocative. Grazie alle composizioni musicali di Teardo, il testo pasoliniano viene trasfigurato in un’esperienza sensoriale unica, facendo sì che la parola scritta prenda vita in modo potente e coinvolgente. Da un anno i due artisti lavorano a quest’opera, affascinati dalla freschezza della scrittura pasoliniana e dal suo messaggio profondo.
La trama si svolge attorno a tre giovani tra i 17 e i 19 anni, probabilmente insegnati dallo stesso Pasolini nel 1948, e la prima parola pronunciata sul palco è proprio "1948". Attraverso i loro occhi, esploriamo le vicende di un’Italia in transizione, una metafora di un processo di maturazione personale e sociale, alla ricerca della felicità in un contesto di tumultuose trasformazioni. Elio Germano, a tal proposito, ha commentato: «Raccontiamo una storia che si dipana tra suoni, rumori e musica, in cui i ragazzi si incontrano in una sagra locale. Il nostro intento è restituire quel mondo corale, supportato da audio cinematografici che avvolgono il pubblico». L'esibizione è caratterizzata da un lavoro “nudo”, visibile e autentico, dove elementi naturali come fiumi, uccelli e campane, insieme alle voci degli attori non professionisti del laboratorio da lui condotto, contribuiscono a creare un’atmosfera bucolica e nostalgica.
L’opera accenna anche al desiderio di un progresso all'estero, mettendo in luce sogni collettivi e individuali che si scontrano con una realtà disillusa. I riferimenti a rotte balcaniche e ai flussi migratori contemporanei offrono uno spunto di riflessione sulla condizione umana e sulle speranze disilluse di tante generazioni. Il pubblico si è trovato immerso in un’atmosfera unica, percependo attraverso le parole e le melodie di Teardo, il mondo dei giovani protagonisti. La voce di Germano ha saputo sfiorare le corde più intime dell’animo, rendendo l’esperienza teatrale irripetibile. Le sue movenze e l'interazione con la musica e i suoni naturali hanno creato un legame profondo con la platea, risvegliando ricordi e sensazioni sopite.
"Il sogno di una cosa" si è rivelato un’opera teatrale ben riuscita, capace di soddisfare anche il pubblico più esigente, dimostrando come il talento italiano possa esprimersi in molteplici forme artistiche. L’abilità di Germano e Teardo nel dare vita a un testo così ricco di significato ha reso questa performance un’esperienza memorabile. Un invito a riflettere su identità, sogni e realtà, che si concreta con la forza della bellezza e della povertà che solo l’arte sa trasmettere.

martedì 4 febbraio 2025

La Memoria di un Eroe: Rappresentazione Teatrale su Padre Placido Cortese al Teatro Quirino di Vigonza

Il 1° febbraio, il Teatro Quirino di Giorgio di Vigonza ha ospitato un evento di grande significato in occasione della Giornata della Memoria. Grazie al contributo del Comune di Vigonza e dell'Associazione 'Angolo del Pensiero', è andata in scena l'opera teatrale scritta e sceneggiata da Gessica Rampazzo, conosciuta come Joe Lake, dedicata alla figura di Padre Placido Cortese. Con la regia di Carla Matteazzi e l'interpretazione della compagnia di Lucignolo, del Teatro Tergola e dell'attore Francesco Mingardi, la performance ha emozionato e coinvolto il pubblico, portando alla luce la vita e il sacrificio di un uomo straordinario.
La rappresentazione ha avuto inizio con una toccante ricostruzione degli ultimi momenti di vita di Padre Cortese, assassinato dai nazisti durante un feroce interrogatorio. Da questo alla retrospettiva su un uomo che ha dedicato la sua esistenza a salvare vite umane, l'opera ha offerto una narrazione potente sull'eroismo e la carità. Nato a Cherso il 7 marzo 1907 e morto a Trieste nel novembre del 1944, Padre Cortese è ricordato non solo come religioso e presbitero, ma soprattutto come un simbolo di altruismo in tempi di profonda oscurità. Durante l'occupazione nazifascista, Padre Cortese si distinse per il suo impegno verso gli internati sloveni nel campo di Chiesanuova e per la sua audace missione di proteggere ebrei, dissidenti politici e chiunque fosse perseguitato dal regime. La sua attività salvavita non si limitò solo a parole di conforto: grazie a ingegno e coraggio, riuscì a organizzare una rete di salvataggio, portando molte persone verso una vita in libertà.
Questa "via di fuga" si snodava da Padova fino alla Svizzera, aiutata dall'appoggio di diverse figure chiave, tra cui Padre Carlo Varischi e il professor Ezio Franceschini. Attraverso un'operazione clandestina ben congegnata, utilizzando documenti falsificati e un linguaggio in codice comunicato nel confessionale della Basilica del Santo, Padre Cortese si trasformò in un vero e proprio faro di speranza per coloro che, altrimenti, avrebbero affrontato la morte. La rappresentazione teatrale ha messo in risalto il coraggio di un uomo che, nonostante i continui pericoli e i consigli di abbandonare la sua missione, scelse di rimanere e combattere per ciò in cui credeva. Le terribili conseguenze della sua scelta si sono manifestate, culminando con il suo arresto nel 1944, ma non senza prima aver salvato centinaia di vite umane. La brutalità della sua cattura e la sua morte sono tuttora un'eloquente memoria della crudeltà del regime nazista, ma anche un tributo al sacrificio di chi ha vissuto per gli altri.
L'attenta regia di Carla Matteazzi ha saputo tradurre queste intense esperienze in una forma scenica avvincente, creando un'atmosfera di riflessione e commozione all'interno del Teatro Quirino. Gli attori, con le loro interpretazioni cariche di emozione, hanno reso omaggio a un eroe dimenticato, ricordando al pubblico l'importanza della memoria e del coraggio.
Evento di grande rilevanza, la rappresentazione teatrale su Padre Placido Cortese ha dimostrato come il teatro possa essere un potente strumento di educazione e memoria collettiva, portando alla luce storie di eroismo e umanità in un contesto storico complesso. La figura di Padre Cortese continua a vivere non solo nella memoria storica, ma anche nei cuori di chi crede in un futuro libero dall'odio e dalla paura. Fotografie fatte dal fotografo Dino Juliani

domenica 2 febbraio 2025

GRANDE SUCCESSO PER LO SPETTACOLO 'IL GIORNO DELLA MEMORIA'

Graphic di Pergiorgio Dalan

 La Giornata della Memoria è un momento cruciale per ricordare le atrocità del passato e riflettere sulle lezioni da apprendere. Ieri, 1° febbraio, ci siamo immersi in un programma ricco e variegato, dove diverse forme artistiche si sono intrecciate per raccontare storie di sofferenza, coraggio e resilienza. Lo spettacolo si è svolto al teatro Quirino De Giorgio di Vigonza, grazie al contributo del comune e il patrocinio dell’associazione Angolo del Pensiero. L’assessore alla cultura, Giulia Valveri, e la presentatrice Nadia Lorigiola hanno accolto il numeroso pubblico illustrando la serata e il grande lavoro che ne ha permesso la realizzazione.


Nadia Lorigiola 

La presentatrice Nadia Lorigiola e l'assessore alla cultura Valvieri


Abbiamo iniziato con la musica di Roberto Zandanel, Carlo Restello, Luigi Bizzotto e Francesco Giacon e il brano, "La storia siamo noi", che ci ha ricordato che ciascuno di noi è parte di un racconto collettivo e che è fondamentale riconoscere e comprendere il dolore vissuto da tanti. Segue una lettura di articoli significativi tratti dalle leggi razziali italiane emanate nel 1938, che ci ha permesso di contestualizzare i temi che sono stati trattati nel corso dello spettacolo.



L'attore Angelo Renier 


Abbiamo affrontato poi la storia dell'Olocausto, un capitolo oscuro della nostra storia, che fu seguito dalla potente lettura di "Se questo è un uomo" di Primo Levi da parte dell’attore Angelo Renier della compagnia Teatro Tergola. Attraverso le parole di Levi, siamo entrati in contatto diretto con le esperienze dei sopravvissuti, un modo per dare voce a chi non può più parlarci.

Scopriamo poi la figura di Padre Placido Cortese, un uomo straordinario che, con coraggio e determinazione, ha lottato contro l’ingiustizia grazie alla potente sceneggiatura teatrale della scrittrice Gessica Rampazzo in arte Joe Lake. La vita di Padre Placido fu dedicata a salvare e proteggere gli oppressi, rd è un esempio di altruismo che ci invita a riflettere su cosa significa essere umani.


Angelo Renier e Crivellaro Michele








La sceneggiatrice Gessica Rampazzo alias Joe Lek


La scenografia evocò l’atmosfera delle sue storie, trasportandoci indietro nel tempo. Attraverso la poesia "Mauthausen" del poeta Antonio Peruzzo e il Tema di Schindler, abbiamo esplorato il tema della sofferenza e della resistenza, supportati da un intervento dello storico Patrizio Zanella che ci ha fornito ulteriori spunti di riflessione.

Il poeta Antonio Peruzzo

La musica "Auschwitz" ci ha guidato in una meditazione profonda, seguita da una lettura poetica accompagnata dall’adagio di Albinoni, per concludere con un messaggio di speranza e rinascita letto dai bravissimi attori della compagnia di Lucignolo: Polato Giovanni, De Palo Angela, Pittani Francesca, Magon Marisa, Agnoletti Veronica, Cecchetto Elisabetta, Diaferio Grazia, Crivellaro Michele, l’attore Francesco Mingardi e l’attore Angelo Renier. C’è stata poi un’invocazione alla vita attraverso la musica "La vita è bella", un inno alla resilienza e alla gioia di vivere nonostante le avversità.

La compagnia teatrale di Lucignolo




Lo spettacolo si è poi concluso con un’ultima riflessione che unisce parole e suoni, chiudendo con un messaggio di unità e pace scritto da Magda Rampazzo.

“Siamo qui per rendere omaggio non solo alle vittime dell’Olocausto, ma a tutti coloro che hanno subito ingiustizie. Oggi più che mai, è fondamentale guardare il presente e il futuro. Le guerre, le discriminazioni e le ingiustizie non sono un ricordo lontano ma una realtà attuale. Dobbiamo interrogarci: cosa stiamo facendo per combattere queste ingiustizie?

La memoria deve tradursi in azione. Non possiamo permettere che il dolore passato ci lasci indifferenti. Dobbiamo attivarci per un cambiamento reale e costante. Ogni piccolo gesto conta e può contribuire a costruire un mondo più giusto e umano.

In nome della memoria possiamo e dobbiamo impegnarci per un futuro migliore, per noi stessi e per le generazioni a venire. Ricordiamo le vittime della Shoah e tutte le persone che ancora oggi soffrono per l’odio e l’ingiustizia. Dobbiamo chiederci: come possiamo diventare migliori? Perché il cambiamento inizia da noi.,

Non basta ricordare; dobbiamo agire, sradicare l'egoismo, promuovere la solidarietà e festeggiare la vita. Insieme, possiamo contribuire a un mondo dove la pace non è un’utopia, ma una realtà tangibile. Facciamo la scelta quotidiana di essere portatori di pace.”

Commovente e simbolico è stato il momento in cui la giovane attrice, Alice Daga, ha letto la poesia che aveva scritto per l’occasione. Vestita di bianco e con la sua voce commossa ha regalato al pubblico l’immagine di un fiore pronto a sbocciare, una speranza per il futuro, un grido per non dimenticare e un monito ai presenti affinché il mondo, che lei vivrà sia diverso dal passato, pieno di armonia e pace.


Un sentito ringraziamento va alle ideatrici dello spettacolo Magda e Gessica Rampazzo, ed alla bravissima regista Carla Matteazzi, che con sapienza e professionalità, ha saputo dare l’anima all’evento.


 Al termine dello spettacolo si è ringraziato il grafic designer Piergiorgio Dalan per la realizzazione della locandina e il bravissimo fotografo che ha lavorato tutta la serata Dino Juliani, regalandoci queste significative fotografie,  nonché il grande Piero del teatro Tergola per il supporto tecnico. . Federico Daga dell'Associazione Angolo del Pensiero ha aperto il suo intervento esprimendo un sentito ringraziamento alla presentatrice e a tutti i partecipanti all'evento, sottolineando l'importanza della memoria e della consapevolezza. Concluso il suo discorso, ha scelto di leggere un'intervista all’unico giovane sopravvissuto a un terribile campo di concentramento. Le parole trascritte hanno risuonato profondamente, risvegliando in tutti noi una riflessione critica su quel periodo buio della storia. Daga ha messo in evidenza come la testimonianza del sopravvissuto non solo ricordi le atrocità subite, ma ci sfidi a rimanere vigili e attenti, affinché simili orrori non possano mai più ripetersi. Attraverso il racconto di una vita segnata dalla sofferenza, ha invitato ciascuno di noi a non dimenticare e a continuare a lottare per un futuro di giustizia e pace.








Federico Daga


sabato 25 gennaio 2025

MASSI FURLAN, ATTORE ITALO-AMERICANO A HOLLYWOOD

 

Un attore talentuoso e un amico di lunga data è per noi  della redazione, Massi Furlan, la cui intervista abbiamo il piacere di pubblicare oggi sul nostro blog.


L'attore Massi Furlan



Massi Furlan, attore italo-americano, nato in Italia e residente a Hollywood, come è iniziata la tuacarriera?

Con una pubblicita' della Canon con Maria Sharapova girata a Miami nel 2006. Poi nel 2007 mi sono

trasferito a Los Angeles.


Tanti ruoli alle spalle, una carriera ricca di film e serie tv, come si arriva a questo traguardo?

Con tanta perseveranza e una buona dose di resilienza per affrontare i continui rifiuti che inevitabilmente arrivano. Soprattutto, direi che la cosa più importante è non scoraggiarsi e continuare a tenere duro.



Premiere del film Day Shift dove Massi Furlan interpreta il Vampiro


 Cosa consiglieresti ad un giovane attore italiano che vuole sbarcare negli USA?

Sta in barca, non sbarcare. Ha Ha Non è semplice. Prima di tutto, serve il permesso di soggiorno e lavoro. Poi, è fondamentale conoscere bene l'inglese, perché anche con una buona padronanza della lingua non è facile: i ruoli in cui un accento straniero è richiesto sono piuttosto rari. Detto questo, per quello che vedo e sento, forse in Italia è persino più difficile, considerando che spesso lavorano sempre gli stessi attori. Qui, invece, con un po’ di fortuna, qualche opportunità si riesce a trovare.


Qual è il ruolo che più hai amato interpretare?

Wow, domanda difficile! È complicato sceglierne uno solo, quindi cercherò di ridurre la lista:

• Ruolo preferito: Lucca Camilleri, un prete nella serie televisiva Supernatural.

• Ruolo in un film più importante: quello in Il Cavaliere Oscuro: Il Ritorno.

• Ruolo nel posto più bello: Darius nel film An Egyptian Affair, girato in Egitto.

• Ruolo che mi ha dato più soddisfazione: Virgil nel film Wrong Place: La Vendetta con Bruce Willis, il

suo ultimo lavoro prima del ritiro dal cinema. Questo è stato l'unico ruolo in cui ho dovuto usare non solo un accento americano, ma anche un accento del Sud, specificamente dell'Alabama. E credimi, non è stato facile, soprattutto perché ho avuto solo tre giorni per prepararmi! Jumanji: The Next Level, film che rimane nella storia per me in quanto ho scoperto che sono l'unico attore ad aver ucciso The Rock.

Massi Furlan e Bruce Willis


In Italia è sorta una grande polemica dopo che un attore ha interpretato il ruolo di Mussolini e poi l’ha rinnegato, descrivendo la sofferenza provata nell’interpretarlo; ti è mai accaduto di provare lo stesso sentimento?

Non è sempre facile lasciarsi alle spalle i ruoli che si interpretano, e lo capisco bene. Personalmente, mi è successo solo una volta, quando ho interpretato il cattivo (come spesso accade) in un film con Ashley

Judd intitolato Trafficked. Il mio personaggio, Cesar, era coinvolto nel traffico sessuale di giovani ragazze e, senza alcun rimorso, arrivava a uccidere diverse di loro a sangue freddo.





Che rapporto hai con l’Italia e il nostro cinema?

Nessuno tipo di rapporto, assolutamente zero. Ci sono state diverse occasioni in cui sono stato trattato con poca considerazione da alcune produzioni italiane, e soprattutto da casting director italiani. Senza fare nomi, posso raccontare che in un paio di casi sono stato contattato da importanti casting director per dei progetti che alla fine non sono andati in porto. Questo di per sé non è un problema, perché fa parte del nostro lavoro: a volte si ottengono i ruoli, altre volte si perdono. Il vero problema è stato quando sono stato io a contattarli per opportunità in cui i ruoli erano perfetti per me, e non ho ricevuto neppure una risposta.

A Hollywood, invece, dove sono riuscito a costruire un certo nome come attore, produzioni importanti, registi e casting director rispondono quasi sempre. In Italia, al contrario, spesso non risponde nessuno, nemmeno agenzie di livello medio-basso che rappresentano attori con un curriculum decisamente inferiore al mio. Ammetto che ho pensato, più di una volta, di tornare in Italia per lavorare, ma gli ostacoli sono davvero troppi. Quindi, se devo rispondere alla domanda: Italia? Hmm… No, grazie!


 Nella tua carriera hai conosciuto tanti nomi importanti del cinema, soprattutto statunitense, quale ti è rimasto più nel cuore?

Ahhh, speravo mi chiedessi chi è stato il più maleducato! So che non è una domanda facile da fare, ma te lo dico comunque, senza che me lo chiedi: Kevin Hart! HA HA

Tornando alla tua domanda, è davvero difficile scegliere solo una persona, quindi ne citerò alcune:

Amanda Tapping, regista della serie Supernatural; Colin Farrell, con cui ho lavorato per quattro mesi sulla serie Sugar di Apple TV e che ha appena vinto un Golden Globe; e Penelope Cruz, che è stata incredibilmente gentile durante le riprese della serie sull’assassinio di Gianni Versace.

La persona piu' gentile che io abbia mai lavorato insieme e' stata James Cromwell.


James Cromwell e Massi Furlan



Massi Furlan e Colin Farell





Massi Furlan e Penelope Cruz


I nostri lettori vorranno certamente sapere i tuoi prossimi progetti, puoi rivelarcene alcuni?

Di recente sono apparso nel videogioco Call of Duty: Black Ops 6 nel ruolo di Grisham. Prossimamente usciranno alcuni film indipendenti: Golden, Year of the Rooster e Wrongful Death 2: Bloodline, che avrà la sua première in Germania il prossimo 29 agosto. Inoltre, a novembre uscirà il progetto più importante della mia carriera, ma purtroppo, per ragioni legali, non posso ancora rivelarne il titolo. Magari ne riparliamo a Natale, una volta che sarà uscito!




Quali sono i canali attraverso i quali possiamo seguirti, tenendoci sempre aggiornati sui tuoi lavori?

Oggi utilizzo solo Instagram, dove mi trovate come @massifurlan. Lì pubblico esclusivamenteaggiornamenti sul mio lavoro e le vittorie nei tornei di pickleball. Ah, quasi dimenticavo! Sonosponsorizzato da tre aziende e, da tre anni, partecipo a tornei in giro per gli Stati Uniti, conquistando già 39 medaglie. 

Ciao Italia, grazie!


Foto dal set in Brasile per film Amazon Queen






mercoledì 13 novembre 2024

Piero Pelù e l'addio a X: atto di protesta o polemica sterile?

 



PIERO PELU'


Il cantante rock italiano Piero Pelù, noto per la sua carriera di successo come frontman dei Litfiba e per il suo impegno pubblico su temi sociali e politici, è finito al centro di una bufera mediatica. La sua decisione di chiudere il profilo su X (ex Twitter) in segno di protesta contro le dichiarazioni di Elon Musk, il fondatore della piattaforma, ha scatenato un’ondata di reazioni sui social.

 

Il motivo della protesta

Pelù ha annunciato la chiusura del suo account dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Musk, che si è espresso duramente contro la magistratura italiana in relazione a questioni legali e giudiziarie. Il cantante, da sempre schierato a sinistra e attento a temi legati alla giustizia sociale, ha interpretato le parole del miliardario come un’offesa nei confronti delle istituzioni italiane, scegliendo di abbandonare la piattaforma in segno di dissenso.

 

Pelù non è stato il solo. Altri artisti e personaggi pubblici hanno aderito a questa forma di protesta, sottolineando l’importanza di preservare il rispetto verso le istituzioni democratiche e criticando l’atteggiamento di Musk, spesso considerato provocatorio e divisivo.

 

Le reazioni del web

La mossa di Pelù non è passata inosservata, ma ha suscitato un’ampia gamma di reazioni, molte delle quali tutt’altro che solidali. Numerosi utenti hanno criticato il cantante, accusandolo di incoerenza e ipocrisia. Un tema ricorrente nei commenti è stato il suo presunto silenzio durante la pandemia di COVID-19, quando molte persone si opposero alle restrizioni sanitarie e alle campagne vaccinali.

 

Messaggi come "Vai in pensione", "Servo della sinistra" e "Elon Musk non si dispererà per te" hanno invaso i social, dimostrando un clima di polarizzazione e ostilità. Alcuni hanno ricordato episodi del passato per sminuire la legittimità della sua protesta, insinuando che il cantante avrebbe mostrato scarsa sensibilità in altre situazioni ritenute più urgenti.

Una parte del dissenso sembra radicata in un clima più generale di polarizzazione. In un momento storico in cui molti italiani affrontano difficoltà economiche, come la crescita della disoccupazione, il problema dell’immigrazione irregolare e il peso del debito pubblico e quello privato di milioni di persone alle prese con mutui, bollette e spese varie tanto da non riuscire ad arrivare a fine mese. Molti percepiscono la protesta di Pelù e le polemiche della sinistra come distanti dalle preoccupazioni quotidiane. Questa disconnessione tra il mondo delle celebrità e i problemi concreti della popolazione potrebbe spiegare l’ondata di ostilità nei confronti di Pelù.

Se in passato le voci di artisti e personaggi pubblici avevano il potere di mobilitare l’opinione pubblica, oggi sembra che questo effetto sia in calo. Il caso di Pelù ricorda episodi simili, come le campagne anti-Trump di Hollywood, che non hanno impedito la sua elezione. Forse il pubblico percepisce un certo disallineamento tra le dichiarazioni delle celebrità e le esperienze di vita quotidiana, rendendo meno incisivo il loro messaggio.

lunedì 4 novembre 2024

Interview with international actor Carl Wharton

 




Many films have now marked your career as an international actor, do you have one that you

hold particularly close to your heart?

There are a couple that touched me on an emotional level.

Self Same Sky was the reason for me becoming a film actor after doing theatre for over 26

years. The film was a modern day adaption of the Shakespreare play Henry the Fourth Part 2.

I portrayed the father, Henry who had lost his wife and her sister in a car accident. He is trying

to bring up his children and adopt his young Nephew.

His eldest son Hal, is going off the rails and getting into trouble, leaving Henry in dispair.

Henry later discovers that he has Cancer.

The role was a wonderful exploration of deep emotions and realism. 

Another that gave me the opportunity to reach deep into those emotions was The

Awakening.

This was a recent short, that explored how we can project our own expectations onto the lives of

our children.

A man on his deathbed, with his daughter by his side, relives key moments of his life in a near-death

experience. Only by rediscovering his true essence will he have the opportunity to come back to life one

last time to encourage his daughter to pursue her dreams. Written by Cristina Pagani and Philippe

D'Imperio.


Your film Ballistic was released on October 12th, can you explain the role you play and how

 you prepared for it?

I portrayed Detective Wilkes, a police officer who like to dabble in both sides of the law.

He finds an opportunity opens up to make even extra cash, when the head mobster is sent to

prison, but obviously, he soon finds out that this will not last forever.

I have worked with Director/Writer Ranjeet S Marwa many times, so he always encourages

his actors to bring an essence of themselves to their characters.

That’s not to say that I am a bent Police Officer, but I do have an essence of control in my

personality, so it was useful to adapt that to Detective Wilkes.


The Last Redemption is a film by Giovanni Marzagalli alias "John Real", a director who I
am lucky enough to know well, how did you find working with him?

I first worked with John in his film The Beginning: Feel the Dead, which took me to Siciliy
on the side of Mount Etna.
It was a wonderful experience being made welcome and feeling like a part of the family,
whilst being surrounded by a beautiful forest.
More recently I portrayed the Bandit Liam Nistrol in his Medieval epic, The Last
Redemption, with a Star studded cast.
Once again it felt like I had never been away, surrounded by family, trees, Castles, Orks and
horses.
John has a great vision for what he wants from each shot and has a great respect for his cast
and crew, which means a lot to me.
I look forward to our next opportunity to work together.


You often work in large, important international casts, what is the criterion with which you
choose your roles?

I would say that I am very fortunate in most of the roles I get cast in.
A perfect scenario, is having enough screentime to share a characters personality with the
viewers. Having enough time to develop a backstory and even better if having the
opportunity to reach those emotional highs and lows.
I am not an actor who gets starstruck by big names, so whether a big budget or low, it is
always my goal to be a professional and to work alongside other true professionals.

You have worked with foreign and Italian directors, do you find any differences between
their ways of working?

There are definitely cultural differences when working in different Countries.
How productions work, do vary from Country to Country and that adds to the journey of the
development of the character. Each director has a style or approach to how they wish to
direct their actors. Some can be more stuck in their choices than others and that is where
diplomacy places a big role in how to get the best from all for the production.

DIG ME NO GRAVE is a Western-Inspired-Thriller that was presented at the Cannes and Berlin Film Festivals, how emotional did this achievement give you, can you tell me about it?

It’s always wonderful when a film that you have been a part of gets recognition, but personally, I am more satisfied if the piece connects with its viewers. Dig Me No Grave is a great piece of Cinema and being cast as Scott Parker Snr by Ranjeet was such an iconic character to portray, especially as he was based upon a real family member of the writer Gary Piazza.

I feel Dig Me No Grave will go on to great things.


So many roles, so many premieres and so many travels, how do you reconcile all this with your family life?

I have a very supportive wife and family. They are there for the highs and the lows, that are a big part of this business. Of course if it’s possible to take my family with me to any Premieres then I do, but it’s not always finacially viable.

Is there a character in your acting career that you had to play despite being completely opposite to your personality and how did you manage it?

I remember portraying a character on stage in a Rock and Roll show called The King of Liverpool ,back in the 90’s after I just left Drama school. It was based on the life of Rory Storm and the Hurricanes in Liverpool during the Merseybeat era.

They where the big group to follow and Ringo Starr was their drummer before leaving to join the Beatles.  Rory, whos real name was Alan Caldwell, suffered with a terrible stammer, but when he took on his stage personna of Rory, the stammer disappeared and he became a great showman.

As I am quite a quiet person, taking on this role was a challenge, because, I then had to not only portray the humble Alan, but also step into the showman shoes of Rory. Singing, dancing, high kicks and splits where all a part of this characters development. This may sound strange to some people, but every night before going on to the stage I would talk to the spirit of Rory and ask for his guidance to do him justice and I believe it worked. It turned out to be my one theatre character that I felt totally at one with. Very fond memories.

We have known each other for a long time, and I admire you a lot, because despite your numerous successes you are always a simple, approachable person, what is your secret for not being overwhelmed by success?

Ah, thank you for your generous words.

When I became an actor, I never entered into it for riches. Yes of course it’s nice when the projects are well paid, but the true payment or reward for me is hitting that level of connection with the character, knowing that the Director and Producer are satisfied that they cast the right actor for the role. My parents, brought me up to respect others and that is what I try to do not only on set but in all walks of life.

Success to me is a state of mind and heart and not a pound sign.

Obligatory question, what are your next projects?

I have written a screenplay called The Retribution which is based on a musical drama by the

same name. I wrote and produced the musical drama about 30 years ago and then decided to get it into a

version for film without the songs.So that one big project that I am hoping to get produced.

I have also just started working with a team to produce a short horror but it’s in early stages.

I’m involved in a couple of big productions in India and London, so exciting times ahead.

As always, I spread my wings wide and most times come up trumps.


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